venerdì 22 febbraio 2013

Intermezzo

 

"Qualcuno una volta mi disse (non è vero, ma sembra più adatta come introduzione): 'Tieniti stretti i tuoi sogni, ma non perdere il contatto con la realtà!' E per quanto sia riuscita, non ho investigato sull'originalità, penso non che non sia corretta, ma che non sia più valida con l'andare degli anni. Oggi penso si debba correggere in 'Tieni stretta la realtà, ma non perdere il contatto con i tuoi sogni!' È vero, il passato non potrà mai tornare, ma quanto ci si diverte a ricordare? Rivedere i momenti più belli con gli occhi di una terza persona, ripensare e chiedersi perché, fantasticare sul cosa avrei dovuto fare, cosa non avrei dovuto fare. Un pensiero che è sicuramente comune a tutti. E poi quanto è bello poter ricordare di aver avuto l'occasione di una giornata così magica al cospetto del pensiero che si poteva non averla nemmeno vissuta?" 

La sala è grande, piena di gente. La musica riempie ogni attimo di silenzio, i sorrisi riempiono i volti della gente. Una nuova coppia appena formatasi celebra con un altro ballo la loro unione, ogni invitato, che sia seduto o in piedi, guarda loro commosso e felice, ognuno per una delle due persone a cui è legato da vincoli di amicizia o parentela, e quindi anche per l'altra. Una coppia con un po' più di esperienza si unisce al ballo, rinnova le promesse un tempo fatte e così fanno le rimanenti: tutte insieme sembrano luci colorate che si muovono sul fondo del mare, un immagine surreale tipica dei racconti. 

Al tavolo accanto qualcuno osserva e si domanda il perché di qualsiasi cosa, sta attenta a qualsiasi descrizione le venga fatta di qualsiasi meccanismo della società: osserva chi ha qualche anno in più per catturarne i segreti e custodisce in se ogni consiglio che le viene dato. Mi pare di riconoscerla: ha la stessa espressione di chi sta imparando a giocare ad un gioco di carte con regole che sembrano complicatissime, ma che diventano poi banali. Ad un primo giro guarda le carte, sorride con quell'espressione da 'e moh?' e spera di non finire sbeffeggiata da tutti. Ad un secondo inizia a prender confidenza, si mette in gioco, ed infine dopo qualche altro porta via anche i calzoni a tutti. Eheh. Mi sembra di riconoscerla. È un libro aperto per chiunque ad ogni nuovo 'gioco' si riconosca in lei, identico negli sguardi, nei sorrisi e nei gesti all'inizio insicuri. 

Al mio tavolo intanto si discute di tutto e niente, ma si respira aria, lontano dallo smog fastidioso della città. È una conversazione leggera, divertente, è la mia gente! Eheh. Nessuno invidia nessuno, nessuno è in competizione con nessuno: si scherza, ci si prende in giro, anche da soli. In particolare di fianco all'amico di vecchia data, con lui ci si capisce ormai come se fossimo fratelli, c'è un'altra persona, un amico anche lui di vecchia, vecchissima data con cui ormai non parlavo da quando da piccoli si facevano i giri in bici insieme, e sto parlando delle scuole materne. Mentre si beve e si conversa, son lontano dai discorsi e cerco invano di riportare alla mente vecchi ricordi senza riuscire a spiegarmi perché con lui l'amicizia non andò avanti. "Mucitoni, a ci ste piensi?" - il solito fantastico umorismo dell'altro mi riporta al tavolo sorridente.  Intanto tutti sono in piedi e si dirigono verso il cortile: quell'altro mio amico, il festeggiato Zazzà, si vuole far adulare sfoggiando il suo estro con il tamburo e intanto penso, mentre glie faccio da 'appendigiacca', con ammirazione e divertito, e con un pizzico di malinconia rivolto al passato: "Il solito Zazzà!!". 

B.M. (19 FEBBRAIO 2013)



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