giovedì 17 aprile 2014

La strana coppia

 

"Vedendo un immagine mi risulta difficile non esser rimandato a qualcos'altro, ed ora impossibile non divertirmi a cercare di affrescarne i colori su una qualsiasi piccola parete di carta. Penso sia per fermare, catturare un paio di oggetti vaganti nella mia mente e magari mai più visibili; temo sia per perder quel tempo che invece dovrebbe essere rivolto allo studio. Ma oggi posso, sento di potermelo permettere! Due ore perse oggi, oggi si, si recuperano! Per il resto oggi pensavo alle amicizie di lunga data, e ne ho parecchie di importanti, qualcuna ovviamente più bella delle altre, e da qualche settimana sto leggendo nei minuti trascorsi sui mezzi l'Isola del Tesoro, che penso mi stia dando una gran mano ad imparare!"

 
Alzando per l'ultima volta la gonna alla biondissima Sara, l'ultimo giorno di scuola materna, l'ultima volta nella classe della maestra Tecla, due bambini si giurarono eterna amicizia e si diedero appuntamento sul ciglio del magico dirupo della vita, aldilà del quale non è dato saper cosa ci sia. 'Ci ritroveremo li, li proprio li!' - disse il primo, con la solita fermezza e con quel pizzico di precoce maturità che lo caratterizzavano, indicando con l'indice della mano destra la panchina al centro del parco. 'Ok! Ci sto! Verrò in bici, con una bicicletta smagliante, rosso fuoco vedrai! E se la bicicletta starà dal meccanico ... volerò, vedrai! Io sono L'uomo Tigre!' - seguitò subito a rispondergli eccitato l'altro, con la solita enorme confusione che gli vacillava in testa e che trasmetteva all'istante sul volto dell'interlocutore capitatogli a tiro. Nonostante ciò, quella fu una promessa perpetrata negli anni: nei primi anni almeno; fin quando, passati i dieci, ognuno dei due non l'ebbe dimenticata, investito dai pesanti obblighi gravanti su ogni cavaliere della Scuola che si rispetti: solo spade di carta e scudi di gomma! Fu così che il tesoro della promessa perse di valore, chiuso nei sotterranei più remoti del castello, e che la nuova moneta, quella del calcio e delle ragazze, prese il suo corso, come regola vuole!
Un giorno molto distante nel tempo da allora, mentre, come era solito fare tutti i pomeriggi, ricopriva di passi i luoghi di una volta, come di solito succede quando si rivede il posto dove è accaduto qualcosa, uno dei due vide quella stessa panchina e, allo scoccar del suono della campanella della vicina scuola, trasalì; contemporaneamente e fulmineo, il salmone risalì il ruscello dei pensieri controcorrente, come mai aveva avuto forse voglia di far fino ad allora, e raggiunse acque più tranquille dove poter girovagare a piacimento. Un sorriso guadagnò lo spazio tra le opposte e ossute guance, e una vampata di calore, dovuta alla soddisfazione procurata dal ricordo, salì fino a colorargliele: l'oziosa giornata aveva trovato motivo d'esser vissuta. Colmò dunque la distanza fino alla panchina a gran velocità, per quella che può essere giudicata tale per un uomo della sua età, e, come Fidippide di Maratona, portò la sua novella all'uomo, anche lui brizzolato, seduto sulla panchina.
'Tu ci credi che nel futuro mangeremo formiche?' - chiese dopo essergli seduto accanto. 'Formiche o cavallette? ... No perché le formiche mi fanno un po' senso!' - rispose quell'altro. 'Credo formiche...' - disse il primo un po' confuso dalla domanda inaspettata e non cogliendo minimamente l'ironia. Passarono qualche tempo in silenzio a rimuginare sulla cosa, poi l'uomo che era già dapprima seduto serrò i denti e un po' adirato dal pensiero proseguì in un climax repentino: 'Non mi si venga a dire che sono più nutrienti! Stai a vedè che iniziano proprio da noi poveri disgraziati! Ci mancherebbe pure che ci mettano le formiche! Nella flebo, dico. Oh maremma impestata!' E mentre quelle parole gli uscivano di bocca, quasi si convincesse di quello che stava immaginando, e che una volta avrebbe immaginato solo per ironicamente affrontar l'argomento, si alzò in piedi di scatto e, gesticolando a più non posso, urlò al complotto. 'Già un' so cosa c'è ora, Dio bono! Mannaggia a mi figlio che m'ha rinchiuso qua dentro, mannaggia! E poi tu pensa: ti ci vedi mica a dire "no oggi solo un piattino perché mi voglio tener leggero"?' - disse. Seguì a farfugliare alla stregua del più buffo dei pazzi del quartiere e camminando descrisse cerchi quasi perfetti sulla ghiaia davanti alla panchina. Strabuzzando gli occhi che quasi gli uscivano gonfi dalle orbite, chinato in avanti con le mani dietro la schiena, in un istante che parve casuale, e non perché i suoi pensieri avessero raggiunto chissà quale apice intellettuale, si fermò e rivolse quel suo sguardo inquietante all'amico, che solo perché già conosceva tale ritratto della paura poté non sussultare sul vecchio legno dove poggiava. 'Un' lè cosa, un' lè cosa di codesto mondo, Maremma impestata!' - imprecò nuovamente accompagnandosi con gesti eloquenti. 
L'altro uccise faticosamente tra le sue labbra fini una risata straboccante, che sarebbe stata altresì roboante, compiacendosi di esser riuscito ancora una volta a far perdere le staffe a quel povero amico malato che, per paura delle conseguenze della malattia che lo affliggeva, stava perdendo pian piano la lucidità, piegato da paure che si susseguivano incessantemente. Ormai appagato, lo chiamò per nome invitandolo a risedersi e calmarsi. Passarono degli altri attimi di silenzio in cui poterono in santa pace contemplare la meraviglia della primavera di nuovo in fiore e, giacché anche il primo non era messo molto meglio, seguitò anch'egli a lamentarsi: 'Mi sa che sto perdendo la memoria! Non so... Vado in cerca di cose per la casa e poi me le ritrovo sotto il naso non appena ritorno al punto di partenza. Secondo me qualcuno mi sta giocando un brutto tiro!' - disse accennando a qualcosa di simile a quel che lui era solito fare al suo amico - 'Ma, in realtà sapevo un po' che questo momento sarebbe arrivato. La vecchiaia, la perdita di memoria dico. Un po' me lo aspettavo. Da giovane mi divertivo a scommettere su quale malattia avrei poi avuto in età avanzata, dando per scontato che una una l'avrei presa. E cercavo di investigare fra le mie abitudini, trovando quale avrebbe causato quella o quell'altra. Ed eccola: l'alzheimer! Chi l'avrebbe mai detto? Ero quello che si ricordava tutto, eppure son qui a chiedermi sottovoce se questa mattina ho messo o meno le mutande!'- disse. 'Oi oi! Che brutta cosa la vecchiaia, eheh!' - concluse ironicamente mentre le gote si rallargavano e il pancione sussultava allegramente. Altri istanti s'inframmezzarono vuoti, mentre voci di bambini urlanti e felici traboccavano nell'aria circostante. Quando l'ultimo di quelli fu passato davanti ai loro larghi sorrisi di tenerezza e le urla delle madri, preoccupate a che i loro figli attraversassero con attenzione la strada, ebbero finito di rimbombare, il primo ricominciò: 'Un po' mi compiaccio: diventerò dapprima demente, poi morirò. Non avrò dunque tutto quel girovagare di pensieri in testa prima... Un po' la vedo come una insperata scorciatoia! Ho sempre avuto paura di quello che avrei solo potuto pensare!' L'altro sospirò profondamente attirando lo sguardo del primo. 'Nell'istante in cui temi per la tua morte, pensa a quanto ami vivere, o a quanto hai amato vivere! È tutto quello che ti posso dire!' - disse liquidando la faccenda e cercando di aiutare l'amico giacché nelle sue parole erano risuonate le paure che lui stesso aveva ampiamente già vissuto e contemplato. Il primo, ricevendo tale cara confidenza, lo ricompensò con un sorriso. 'Tu lo sai, di paure me ne intendo! Ne ho e ne avrò di diverse!' - continuò. 'Come vedi, tutte le malattie sono in realtà delle scorciatoie!' - concluse ironicamente con un sorriso sulle labbra. 'Spero che la mia sia comunque quel tantino più lunga della tua!' - rispose sadico al culmine di una grossa risata l'altro. Sembrava una gara, una gara a chi la sparava più grossa! Per chi si fosse sintonizzato su quel canale forse sarebbe risultata abbastanza divertente, per quanto grottesca. 
La lotta proseguì per una mezz'oretta finché il silenzio infine piombò nuovamente pesante sulle loro teste alquanto matte. 'Eppure la mente é strana, ti dico! Non ricordo se ho addosso le mutande o meno, eppure non più di qualche minuto fa mi è parsa in visione una scena che nemmeno tu più rammenti per quanto è remota!' - disse il primo attirando la curiosità dell'altro. 'E ora non so se cullarmi nella tua eterna curiosità o placare la tua sete di sapere prima che magari dimentichi io stesso ciò che ho visto.' 'Saremo pur figli di madri diverse, ma sai benissimo quanto non mi piaccia sapere le cose a metà! O' moviti e dimmi codesta cosa!' - disse l'altro baldanzoso. Dopo un ultimo attimo, ancora dubbioso, il primo si decise e raccontò. I due si squagliarono dalle risate ricordando i particolari di quello e degli altri episodi che non potevano non riaffiorare nel frattempo, e quella giovinezza d'un tempo sembrò riavvicinarsi accarezzando loro i volti. Veniva fatta strage degli opprimenti spiriti dell'età adulta e per qualche tempo si sentirono più leggeri dell'aria stessa, tanto quasi da poter addirittura sollevarsi da terra, volare. Quando l'elenco fu terminato e le grasse risate messe da parte, dovettero fare però i conti con l'immagine dell'infermiera che da lontano arrivava a riprendere il suo paziente, il cui volto s'era nel frattempo rabbuiato. Il primo non sopportava di veder l'amico accucciarsi in quello stato e odiava quel suo figlio che, pur ossequioso, l'aveva lasciato in quel carcere. Dunque si era fatto avanti spesso offrendo il proprio aiuto al compare, e così fece anche quella volta. 'Ti va di venire a casa?' - gli sussurrò - 'Sai, non riesco a mangiare da solo e, da quando ho deciso di eliminare anche la televisione, sono praticamente a dieta! Ed ho una fame pazzesca!' - disse il primo mentre imbracciava la bici rossa che gli aveva intanto riportato un bambino. Il secondo esitò, ma solo per un'istante: 'No, non sia mai: stasera formiche!' - ribatté non rinunciando alla battuta e congedandosi con ravvivata allegria. Si incamminò dunque sotto lo sguardo attento e triste dell'amico per raggiungere quella che intanto si era fermata. Quando ebbe raggiunto la metà esatta del percorso, però, si girò di scatto, alzò lo sguardo e, mentre lacrime di gioia correvano appese sul suo viso, urlò indicando la panchina: 'Domani! Domani ci ritroveremo li, li proprio li!'
 

B.M. 

2 commenti:

  1. Because the sensation of the paper on your hands is incomparable, i think!

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  2. La strana coppia che a me è sempre piaciuta in tutti i films che hanno fatto insieme.

    Grazie del tuo commento circa il mio post.

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