giovedì 7 marzo 2013

I tre cavalieri decaduti


"In questa storia drammatica useremo dei nomi di fantasia per salvaguardare l'incolumità dei protagonisti. I fatti riportati all'attenzione del pubblico sono da ritenersi realmente accaduti."


È sera. L'ispettore Gregoire si accende l'ennesimo sigaro della giornata mentre di peso abbandona i piedi sulla scrivania dell'aula 23 del conservatorio di Bari satura di fumo tant'è che ormai si intravede solo dalla vita in giù. Oggi è un gran giorno per l'ispettore: ha finalmente catturato tre delinquenti che inseguiva da anni ormai.
Benoit Gran Scassamarun, accusato di dedicarsi a letture che prevedano come minimo ottave ripetute e abominevoli altre castronerie lisztiate; Stephan Gran Birbant, accusato di aver assassinato più di qualche pianoforte grazie all'aiuto di celebri successioni di note dovute a Franz, Schubert questa volta; Fabieu Gran Testun, accusato di aver aiutato i primi due, è proprio vero quello che si dice 'se vai con lo zoppo...', addirittura in questo caso ce ne son due, quindi... , e di spaccio e propaganda filo-chopiniana.
I tre vengono portati davanti all'ispettore scortati da un agente dall'aspetto logoro e trasandato - un certo Monsieur Monopolì: "Monsieur i detenuti! Li abbiamo sorpresi in flagranza di reato! Erano nell'ala est monsieur!! Suonavano in un'aula senza aver avuto i necessari permessi!!" - grida l'agente che intanto aveva portato il petto in fuori e la destra alla testa.
"Puoi andare Francois! Puoi andare!", rispose. "Grazie monsieur!" Alchè Monopolì si girò e alzò i tacchi chiudendo la porta dietro di se.
"Ebbene? Cosa dite a vostra discolpa? Cosa?" disse con assoluta calma l'ispettore buttando fuori una nuova nuvola di fumo: ormai nell'aula si potevano distinguere i cumulonembi dalle nuvole più piccole e sottostanti. "E monsieur, che cosa vuole che le dica?... Colpa loro!", balbetta il Fabieu cercando di farla franca, mentre quelli cercano de mettergli le mani addosso. "Fermi!" "Certo monsieur, certo!" rispondono quei due in coro rimettendosi a sedere. "Bene, bene. Ho capito. Qui ce vuole una lezione per tutti!" Esclamò l'ispettore.
Così per ore ed ore furono costretti a estenuanti e dolorosissime esecuzioni dei brani più disparati e degli artisti più odiati un tempo che ora parevano diventati delle entità astratte, dei veri e propri dei a cui iniziarono a rivolgere preghiere per ottenere la loro indulgenza: "Cramer pietà!" e di seguito gli altri due; e poi "Clementi pietà!"... "Bach... pieeeeeetaà!"
Mentre l'ispettore si gustava un piatto di pasta con le cim de reip, lo chopiniano alla trecentesima esecuzione dello studio #5 opera 10 si vide spuntare alla mano destra il "sesto dito" tra il pollice e l'indice e dallo stupore iniziò la trecentounesima esecuzione con un erroneo fa. Per l'assurdità creatasi in quell'attimo, i ghiacciai iniziarono inesorabilmente a sciogliersi, altro che effetto serra! Lo schubertiano attaccò la duemillesima esecuzione della wanderer in Do minore, causando l'estinzione delle specie animali selvatiche viventi, altro che bracconieri! Il lisztiano, nettamente uscito di senno, iniziò a suonare con i piedi e a premere i pedali con le mani causando una repentina inversione dell'asse terrestre che portò enormi cambiamenti climatici e quindi di conseguenza alla bancarotta il re delle granite di Palermo. (Non c'è nessun nesso logico. Non tentate di capire!)

Insomma, furono decise in qualche ora le sorti del pianeta. E non finì li.
Non contento l'ispettore volle infliggere una maledizione ai tre: da quel giorno l'unico strumento che poterono suonare fu... il citofono!
(Chi aveva già capito che questa sarebbe stata l'ultima battuta scontatissima alzi la mano: ah, tutti. Cavoli!)

B.M.

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